Storia di un cane (e una sorella) tra le colline di Fagagna.
Era uno come tanti, senza titoli o discendenze. Non era magro e non aveva neppure la mascella volitiva che piace a me. Anzi, bassino e di gamba corta direi. Decisamente un tipo anonimo, se non fosse per i problemi di salute che mi vennero puntualmente suggeriti quando chiesi proprio di lui. Asma con un accenno di paralisi a un arto e qualcos’altro che adesso non ricordo. Scelsi lui tra tutti, non so perché. Me lo chiesi soprattutto la notte stessa, quando iniziò a russare sul divano, davanti alla tv. Lì per lì, pensai ad un raffreddore ma, dopo alcuni giorni e una visita, compresi che, nelle sue condizioni, russare era normale. Anche per un cane. Cominciavo a pensare di essermi fregata con le mie mani. Del resto sono sempre stata troppo buona. Nei dodici anni che seguirono condividemmo tutto: acciacchi (neppure io me la passavo benissimo) e segreti. O meglio i miei segreti; Leo infatti preferiva ascoltare perché a parlare ci pensavano i suoi occhi. Dovevano essere due o tre anni al massimo, invece la strada insieme è stata lunga e ricca di emozioni. Piena soprattutto di passeggiate all’alba, che tanto ho maledetto, quanto poi ho amato. Un sacrificio necessario per guarire Leo e i suoi problemi respiratori, pensavo (è nota la salubrità dell’aria dei colli fagagnesi) (Vedi post “l’elisir di lunga vita esiste”); adesso però continuo a uscire all’alba lo stesso, perché ho capito che, quelle lunghe passeggiate, servivano a guarire me e non lui. Oggi sono una persona nuova. Ero certa di averlo scelto io, oggi invece sono certa che lui ha scelto me. Credevo di dovermi prendere cura di lui ed è stato il contrario. La vita ribalta le prospettive. Da un po’ la notte è silenziosa, ma non riesco a dormire ugualmente… se lui non fosse arrivato, io sarei la stessa adesso? Grazie sorellina… P.S. Potrebbe capitare anche a te se deciderai di venire a vivere tra le nostre colline… clicca qui!